Il progetto “Il Tirreno” nasce per dare la possibilità agli studenti di scrivere articoli giornalistici per parlare di argomenti attuali, ponendosi come mezzo utilizzato dai ragazzi, per i ragazzi.
L’Istituto Luigi Einaudi di Pistoia contribuisce mediante articoli che trattano tematiche attuali come il seguente articolo scritto da un gruppo di studentesse della 3B Commerciale, che approfondisce i temi della malnutrizione e disturbi alimentari nell’ambito dell’area tematica, individuata dalla rete SPS, alimentazione e movimento.
Tra i 17 obiettivi del programma d’azione Agenda 2030, promosso ed elaborato dall’ONU, è inserito anche quello denominato “Salute e Benessere”, che ha lo scopo di assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età. La lotta per sradicare definitivamente un’ampia varietà di malattie comprende – fra gli altri – anche lo sforzo e la volontà di contrastare e di diminuire la malnutrizione e i disturbi alimentari, quali l’anoressia, la bulimia, l’iponutrizione e l’ipernutrizione.
Le ricerche relative ai temi della malnutrizione e del disturbo alimentare – temi, questi, estrapolati dal macro-argomento inerente all’educazione alimentare, deciso in sede di Collegio Docenti e declinato dai singoli insegnanti della materia alternativa in modo autonomo – si sono svolte durante l’anno scolastico 2023/24. La professoressa Perrone, infatti, ha affrontato tematiche molto importanti non solo per gli studenti e le studentesse, ma di degno interesse generale per tutte le persone. Tali tematiche hanno suscitato molto interesse, tanto da creare un elaborato digitale in power point che è piaciuto molto alla Dirigente Scolastica, così da essere stato pubblicato sul sito ufficiale della scuola.
L’Agenda 2030 comprende una serie di obiettivi da promuovere e realizzare, tra i quali è compreso anche l’obiettivo n. 3 dedicato alla salute e al benessere di tutti. Una riflessione in merito riguarda la malnutrizione, che può essere diretta conseguenza di grave un malessere fisico e psicofisico per l’individuo. Tra le malattie più frequenti è possibile elencare l’anoressia, la bulimia, l’iponutrizione e l’ipernutrizione.
L’anoressia consiste in un disturbo del comportamento alimentare che colpisce soprattutto le giovani donne, che sono determinate nel raggiungere e nel mantenere un peso inferiore a quello normale. Il termine anoressia significa letteralmente “perdita dell’appetito”: infatti, per timore di ingrassare, chi ne è affetto rifiuta il cibo. Si tratta di una paura che riguarda, principalmente, la modificazione dell’immagine del proprio corpo, che viene percepito come troppo grasso, ma che in realtà è sottoposto a sottopeso. Esistono due tipologie di anoressia: in quella restrittiva, l’alimentazione prevede l’assunzione di pochissime calorie, evitando di ingerire quei cibi che fanno ingrassare con l’obiettivo di raggiungere un peso fuori dalla norma seguendo una dieta assai rigida. L’anoressia con abbuffate è caratterizzata da episodi di ipernutrizione e, di conseguenza, da strategie volte a eliminare le calorie ingerite (vomito autoindotto, assunzione di lassativi e diuretici). Questo disturbo alimentare è sviluppato soprattutto nei Paesi occidentali come Norvegia, Inghilterra, Italia, Romania, ma anche Giappone e Messico, In aumento anche l’incidenza in Tanzania a segnalare come l’influenza della cultura occidentale possa influenzare altre culture. Al contrario, nei Paesi poveri invece esiste l’oressia, che causa asciuttezza fisica dovuta alla mancanza di cibo e acqua e non al loro rifiuto.
La bulimia nervosa è uno dei disturbi del comportamento alimentare più frequenti. Essa consiste in episodi di abbuffate di cibo seguite da sensi di colpa e da comportamenti e strategie “di compenso”, come – ad esempio – l’uso di lassativi o il vomito autoindotto, che può provocare pelle ispessita nelle nocche e danni ai denti; inoltre, il digiuno prolungato e l’intensa attività fisica sono “modi” per tenere sotto controllo il peso e le forme del corpo.
La bulimia può essere associata anche a certi disturbi mentali, come la depressione e l’iperattività, o ancora a disturbi di tossicodipendenza o di alcolismo. Oltre a questi problemi, si rilevano anche un alto rischio di suicidio e pratiche autolesionistiche; sempre legata alla bulimia, rientra il cosiddetto disturbo dell’immagine corporea, riferito alla cattiva percezione del proprio corpo. La bulimia si riscontra più frequentemente quando un parente stretto ne ha sofferto o tuttora ne soffre: infatti, la percentuale del rischio stimato attribuito a fattori genetici è compresa tra il 30% e l’80%. È difficile, però, capire se una persona soffre di bulimia: essa, infatti, tende a essere riservata sull’argomento e a non esprimere alcunché del proprio disagio psicofisico. Tale disturbo alimentare si ritiene sia più comune fra i caucasici ma uno studio recente ha rilevato che le adolescenti afroamericane hanno il 50% di probabilità in più rispetto alle ragazze bianche. In Italia, la bulimia colpisce l’1% delle donne. Il trattamento primario per la bulimia è la terapia cognitivo-comportamentale.
L’iponutrizione è una forma di malnutrizione e di alterazione dello stato fisico di un individuo che inizia quando l’apporto di nutrienti risulta insufficiente a soddisfare il fabbisogno quotidiano dell’organismo. Fra le cause principali vi è la fame nel mondo, causata anche dai conflitti. Fra i Paesi in cui viene sofferta maggiormente l’iponutrizione troviamo
– l’Afganistan: aggiunto nel 2022 nell’elenco dei Paesi che soffrono di fame. Qui circa 6 milioni di persone sono senza cibo. Il Paese è colpito dalla continua siccità che rovina i raccolti. La situazione economica, poi, si è ulteriormente compromessa dopo gli eventi politici di agosto 2021, che hanno portato il 90% della popolazione in povertà.
– l’Etiopia: il Paese sta affrontando la più grande crisi dell’Africa Orientale perché più di 20 milioni di persone non hanno cibo a sufficienza. L’aumento dei conflitti e i continui cambiamenti climatici rendono difficoltoso l’accesso del cibo nel Paese. Inoltre, in Etiopia si sta adesso verificando la peggiore siccità di tutta l’Africa Orientale: i raccolti, infatti, sono stati danneggiati, e ciò impedirà alla popolazione di avere delle scorte alimentari durature e usufruibili.
– la Nigeria: qui la causa principale della povertà e della fame sono le guerre, che impediscono alla popolazione di andare al mercato e di coltivare le proprie terre in sicurezza. In aggiunta, tutto ciò impedisce alle persone di guadagnare, costringendole a lasciare la propria casa. Nel Nord-Est del Paese, che è quello maggiormente colpito dai conflitti, si prevede che circa 1,3 milioni di bambini e 152.000 madri incinte o in fase di allattamento siano gravemente malnutriti; in più, dal luglio 2023 il prezzo del grano è aumentato del 30%, facendo alzare i costi degli alimenti.
– la Somalia: il Paese è aggiunto, assieme all’Afghanistan, ai Paesi con i più alti livelli di fame all’inizio del 2022. La malnutrizione nei bambini è aumentata del 40% solo tra gennaio e aprile del 2022. Il Paese sta affrontando una siccità mai vissuta: a causa di questa problematica, gran parte della popolazione ha abbandonato le proprie case per andare in cerca di cibo. Attualmente, 6,7 milioni di Somali non hanno cibo a sufficienza. A questo dato impressionante, si aggiungono i 2,2 milioni di persone che sono sull’orlo della carestia e le 300.000 persone che sono già nel bel mezzo una crisi alimentare.
– il SUDAN meridionale: per il quarto anno consecutivo le inondazioni, i conflitti e l’economia debole hanno peggiorato la crisi alimentare nel Paese. Come altri stati africani, il Sud Sudan dipende molto dalle importazioni di cibo. Con l’aumento dei prezzi a causa della guerra in Ucraina e le inondazioni che hanno distrutto tutto il raccolto, non c’è abbastanza cibo per tutti. Tra aprile e giugno 2022, 7,75 milioni di persone – ossia quasi i due terzi della popolazione – non avevano cibo a sufficienza. Tra questi, 2,9 milioni di persone vivono sull’orlo della carestia.
– Yemen: Paese devastato dalla guerra, qui le famiglie stanno affrontando la peggiore crisi umanitaria degli ultimi decenni. La guerra civile è ancora una delle principali cause di povertà e di fame, e tantissime persone sono costrette a dover abbandonare le loro case. La debolezza della moneta yemenita e l’aumento globale del costo del cibo stanno avendo un impatto devastante. Le prospettive, però, sono meno gravi rispetto a quanto visto in precedenza. All’inizio del 2023, era previsto che 19 milioni di yemeniti non avrebbero avuto da mangiare e che 7 milioni di persone sarebbero state sull’orlo della carestia. Tuttavia, la tregua tra le parti in conflitto ha permesso alle persone l’accesso ai beni alimentari.
L’ipernutrizione o malnutrizione per eccesso è un disturbo alimentare riguardante quegli individui che si cibano eccessivamente di alimenti ricchi di grassi e zuccheri. Ciò comporta problemi quali l’obesità, l’aterosclerosi, l’ipertensione e il diabete. Quasi il 100% dei casi d’obesità non deriva da malattie, ma è piuttosto uno stile di vita che la persona non riesce a cambiare facilmente. Il disturbo è il risultato sullo squilibrio fra l’energia calorica ingerita e quella consumata dall’organismo; ma a ciò si può unire lo stato nutrizionale materno durante la gravidanza, il peso alla nascita, il tipo di allattamento, la velocità di crescita nel primo anno di vita, l’alimentazione, il livello di sedentarietà o – viceversa – l’intensità dell’attività fisica.
Tra i bambini, invece, solo un basso numero (meno del 5%) soffre di questa malnutrizione: solitamente, la loro obesità viene causata da malattie genetiche o endocrine, oppure da farmaci che sono soliti assumere secondo la personale prassi medica.
L’obesità riduce le aspettative di vita e di salute. L’eccesso di peso iniziato in età adolescenziale solitamente è presente anche in età adulta (il 70-80% di adolescenti obesi tendono a diventare adulti obesi), quindi è fondamentale curarla subito. Gli obiettivi della terapia sono diversi in base alla gravità dell’eccesso di peso: nei bambini di età compresa fra i 5 e gli 11 anni, se già in una condizione di sovrappeso si deve prevedere un “fermo peso”, mentre se in una situazione di obesità grave, bisogna puntare a un calo ponderale non superiore a mezzo chilo a settimana. Allo stesso modo, per i bambini con età a superiore ai 11 anni, se già in sovrappeso si deve puntare a ottenere un “ferma peso”, mentre in una situazione di grave obesità è bene raccomandare un calo ponderale superiore a un chilo a settimana. Questi obiettivi possono essere raggiunti con una terapia dietetico-comportamentale, prescritta solo da professionisti sanitari e con l’aiuto di tutte le professionalità che lavorano con i bambini.
Nel mondo, più di 1 miliardo di persone è obeso: fra queste, circa 650 milioni sono adulti, 340 milioni sono adolescenti e 39 milioni sono bambini. Di questo passo l’OMS stima che entro il 2025 altre 165 milioni di persone saranno obese. Inoltre, solo nel 2017 – secondo lo studio Global Burden of Disease – 4,7 milioni di persone sono morte prematuramente a causa della loro obesità. L’osservatorio mondiale dell’obesità vede l’Italia all’ottantaduesimo posto nel mondo per il tasso di diffusione della malattia, mentre il Paese più colpito è la piccola isola di Nauru in Oceania, laddove il 71,7% della popolazione è obesa.
L’obesità, infine, non va considerata come un fenomeno locale: le stesse Nazioni Unite incoraggiano tutti i paesi del mondo a lavorare insieme per formare un ambiente migliore. Nell’area OCSE, la crescita del sovrappeso tra bambini e adulti sta diventando una principale preoccupazione riguardo la salute pubblica: oltre il 50% degli adulti è considerato obeso in 15 Paesi dell’OCSE, e negli ultimi vent’anni il tasso di obesità è più che raddoppiato negli Stati Uniti, si è triplicato in Australia e si è più che triplicato nel Regno Unito. In Italia, invece, la percentuale degli obesi si assesta intorno 10% della popolazione.
J.A., S.C., G.G., B.R.